Emanuele Scagliusi
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Ho avuto il piacere di lavorare per un'intera legislatura in un gruppo di persone fantastiche. Cinque anni di studio, lavoro, soddisfazioni e non poche difficoltà. Si chiude un ciclo, se ne apre un altro. 
L'obiettivo di portare il M5S al Governo è finalmente a portata di mano, ma serve l'aiuto di tutti: cittadini, attivisti e portavoce.
Dopo la pausa natalizia, si riparte alla velocità della luce, ma nel frattempo vi auguro di passare queste festività nel migliore dei modi con le persone a voi più care.
Buone Feste!

GUARDA IL VIDEO DI CINQUE ANNI DI COMMISSIONE ESTERI


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Oggi si chiude la legislatura esattamente come è cominciata: da una parte i cittadini rappresentati dal M5S, dall’altra la maggioranza ed il Governo che tagliano il dibattito anche sulla legge di bilancio, imponendo il voto di fiducia. I partiti continuano a perseguire la loro logica di conservazione dei privilegi. Anche in questa ultima Legge di Bilancio abbiamo proposto emendamenti per migliorarla da un lato e dall'altro per cercare di fermare tutte le marchette e i "regali" del governo ai colossi industriali di turno o alle fondazioni dei loro amici di destra e di sinistra. Abbiamo presentato emendamenti per aiutare i professionisti nello svolgere le loro attività e per semplificare ed alleggerire il peso fiscale imposto, per alzare le pensioni minime, ma anche per aiutare gli enti locali nella gestione finanziaria, per contrastare il gioco d'azzardo, per proteggere i consumatori dai maxi conguagli nelle bollette, per evitare che la legge sui vitalizi morisse al Senato e tantissimi altri. Da una parte noi a lottare per destinare risorse a cittadini truffati, vessati, derisi, e spremuti. Dall'altra, un Governo che non fa altro che pensare alla propria misera sopravvivenza e agli interessi dei propri ministri e dei loro amici. Adesso che la legislatura è finita, abbiamo bisogno di tutto il vostro supporto per cambiare veramente questo Paese, portando il M5S al Governo!


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Il tema delle adozioni internazionali non è un tema di grande interesse nazionale e, per questo, spesso viene snobbato dalla politica, che solitamente agisce sui temi dove c’è grande consenso. Personalmente sono più di 4 anni che mi occupo di adozioni internazionali ed ho avuto modo di conoscere da vicino tutte le storture e le ingiustizie che questo mondo si porta dietro. In questo mondo ci sono genitori, nonni e addetti ai lavori che spinti dal desiderio di dedicare il loro affetto e le loro attenzioni a qualcuno, decidono di intraprendere il lungo e tortuoso percorso dell’adozione internazionale. Ma anziché ricevere dallo Stato italiano un ringraziamento per l’alto valore sociale del loro gesto, i genitori vengono spesso dimenticati, a volte presi in giro, da un sistema che dopo anni di immobilismo e autarchia, prova a rialzarsi. Questo avviene anche relativamente ai rimborsi per quelle coppie che hanno concluso l’iter adottivo e attendono quanto dovuto. Ad oggi, si sta provvedendo a rimborsare le adozioni concluse entro il 2011. Ci sono ancora 5 (quasi 6) anni da rimborsare.

Con la Legge di Bilancio 2018, appena approvata al Senato, il fondo per le adozioni internazionali passa dai 15 milioni attuali a 25 milioni, a decorrere dal 2018. L’aumento dei fondi è già contenuto nella versione originaria della Legge di Bilancio, dettagliato all’interno della tabella relativa al nuovo Fondo da destinare a interventi per le politiche della famiglia, con una dotazione di 100 milioni annui a partire dal 2018.
Purtroppo però, non c’è alcuna indicazione che vincoli il governo ad utilizzare, del tutto o in parte, quella cifra per i rimborsi. Per questo, ho presentato degli emendamenti alla Camera, dove la Legge di Bilancio approderà in aula presumibilmente nella prossima settimana, per far sì che una parte dei 100 milioni venga destinata specificamente ai rimborsi per chi ha concluso l’iter adottivo successivamente al 2011.
Cento milioni sulle adozioni internazionali sono assolutamente positivi ma poi è opportuno verificare l’utilizzo che si fa di questo soldi. Ritengo che assicurare una fetta di questa torta a chi è in attesa di rimborso da anni, sia uno dei pochi segnali che possono davvero riavvicinare le coppie alle adozioni internazionali, facendo dimenticare il periodo buio appena trascorso e facendo riaffiorare, tra i genitori, la fiducia nell’ente, attualmente ridotta al lumicino.

Inoltre ho presentato un emendamento che istituisce il ''Fondo di solidarietà per le vittime delle frodi nelle procedure di adozione internazionale'' con autorizzazione di spesa di 500 mila euro per il 2018. Il Fondo provvede al rimborso delle spese sostenute dalle coppie che abbiano ottenuto il decreto di idoneità e che non siano riuscite a portare a termine la procedura di adozione internazionale a causa di comportamenti fraudolenti, ingannevoli o comunque negligenti, posti in essere dagli enti autorizzati, da loro referenti all'estero, o da altri soggetti terzi, che si siano adoperati, anche di fatto e in assenza ai qualsivoglia rapporto contrattuale, nello svolgimento delle procedure di adozione. Il rimborso delle spese spetta alle coppie che abbiano sporto denuncia all'autorità giudiziaria, a condizione che la Commissione per le Adozioni Internazionali abbia revocato all'ente denunciato l'autorizzazione allo svolgimento delle procedure di adozione, anche in assenza di provvedimenti giurisdizionali da parte delle autorità competenti. Con decreto di natura non regolamentare, da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei ministri determina le modalità di presentazione delle istanze nonché i termini, non superiori a sessanta giorni, entro cui sono effettuati i rimborsi.
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Insieme al nostro candidato premier Luigi Di Maio, al vice Presidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo e al parlamentare europeo Ignazio Corrao abbiamo scritto una lettera all’OSCE richiedendo la supervisione degli osservatori alle elezioni politiche della prossima primavera.
Intanto, pare che l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa abbia intenzione di avallare la richiesta e venire in Italia per il monitoraggio elettorale. Ad inizio dicembre incontreranno tutti i gruppi politici.

La nostra delegazione M5S sarà ricevuta il 12 dicembre. Se nessuno dei partiti si opporrà, l’OSCE avrà tutta l’autonomia di poter venire a controllare la regolarità del voto. Nel frattempo, ci siamo sentiti in dovere di inviare loro una lettera in cui raccontiamo cosa è successo alle ultime regionali siciliane e altri casi eclatanti in altre regioni italiane per sollecitare la loro presenza. il problema del voto inquinato nel nostro Paese è cronico e resiste negli anni.

Nella lettera abbiamo anche sottolineato la necessità di un focus sulla situazione dei media e del tempo da loro dedicato ai vari gruppi politici. Infatti, è da mesi che osserviamo una certa riluttanza da parte delle principali emittenti televisive nazionali, pubbliche e private, nel rispettare i tempi di parola previsti per i vari gruppi politici.

Chi è per la democrazia e per la libertà di voto non può che avallare la nostra richiesta. Ci auguriamo vivamente che il Governo, cioè l’organo demandato a far richiesta ufficiale di osservatori OSCE, accolga favorevolmente la nostra risoluzione e inviti ufficialmente l’Organizzazione di cui mi pregio di far parte da più di quattro anni e per la quale ho già partecipato ai monitoraggi elettorali negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Serbia.



APPROFONDIMENTI
Risoluzione in Commissione Affari Costituzionali 7/01396
Lettera Inviata all'OSCE

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Oggi in Commissione Affari Esteri e Comunitari ho ricevuto risposta dal Governo in merito all’interrogazione, di cui vi ho parlato qualche giorno fa, relativa alla condanna a morte per il dott. Djalali, ricercatore iraniano arrestato per spionaggio dal regime di Teheran, che ha collaborato con l’Università Statale del Piemonte Orientale.

Il Governo ha fatto sapere che la Farnesina segue con attenzione il caso del dott. Djalali sin da gennaio 2017. Sostanzialmente, è stato sollevato il caso più volte con le autorità iraniane, sia a livello diplomatico che a livello politico. Ecco alcuni passaggi salienti della risposta: “[…] Il 28 ottobre scorso l’ambasciata d’Italia si è associata al passo congiunto effettuato dall’ambasciatore della Bulgaria (Paese che rappresenta in loco la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea) presso il Dipartimento dei diritti umani del Ministero degli esteri iraniano. In tale occasione è stata evidenziata la preoccupazione dei Paesi e delle pubbliche opinioni dell’Unione Europea per la sentenza a morte recentemente comminata. Sono state anche ricordate la contrarietà dell’Unione europea alla pena di morte e l’espresso auspicio che si svolga un giusto processo, e che vengano consentite visite regolari al detenuto da parte dei conoscenti e familiari.” “Da parte iraniana è stato osservato che, sulla base delle informazioni ricevute dal potere giudiziario, si tratta di una questione di estrema sensibilità che attiene alla sicurezza nazionale. […] Gli interlocutori iraniani hanno peraltro sottolineato che si tratta di una sentenza di primo grado e che Djalali potrà far ricorso, aggiungendo che, per i casi di condanna a morte, sono previsti meccanismi di tutela aggiuntivi che contemplano anche l’intervento del capo del potere giudiziario.

Le autorità iraniane hanno inoltre assicurato che è in fase di organizzazione un incontro tra l’ambasciata interessata e in Consiglio supremo dei diritti umani del potere giudiziario per approfondire le denunce della famiglia del detenuto in base alle quali egli non avrebbe potuto beneficiare di un giusto processo, né gli sarebbe stato concesso di essere difeso dal suo avvocato di fiducia”.
La risposta si conclude con la promessa che “Il Governo continuerà, in stretto raccordo con i Paesi partner Unione europea, a sollevare la questione con le autorità di Teheran, ponendo enfasi sul legame tra il ricercatore e il nostro Paese e sui risvolti umanitari della vicenda.”

Eppure con l’Iran abbiamo buoni rapporti! Infatti, solo a luglio dell’anno scorso, il Ministro Delrio e il suo omologo iraniano Abbas Ahmad Akhoundi inaugurarono il Comitato Tecnico Congiunto Italia – Iran per lo sviluppo delle infrastrutture, i trasporti e l’edilizia.
 Ma quando si tratta di rapporti diplomatici che esulano da affari economici, questo Governo mostra tutta la sua remissività e la sua debolezza. Mi auguro che presto, molto presto vista l’urgenza della cosa, vengano date risposte alla famiglia del Dott. Djalali e venga finalmente trovata una soluzione che eviti il rischio di condanna a morte.

APPROFONDIMENTI
Ecco la risposta alla mia interrogazione 5/12564




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Come confermato dalla Farnesina nei giorni scorsi, il giudice di Teheran ha pronunciato la sentenza di condanna a morte contro Ahmadreza Djalali, un medico iraniano di 45 anni, ricercatore esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara. Il 24 aprile 2016 era stato arrestato e incarcerato nella prigione di Evin, vicino Teheran, con l’accusa di spionaggio. Il regime di Teheran lo accusa di "collaborazione con governi nemici".

La richiesta d’aiuto della moglie, che vive a Stoccolma con i due figli e si è rivolta al Governo svedese per la liberazione del Dott. Djalali, è stata sostenuta anche dall’Università del Piemonte Orientale, rilanciando la raccolta fondi per sostenere le spese legali della famiglia, e dalla Regione Piemonte che ha chiesto l’immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione, sollecitando il Governo e l’Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane. Personalmente ho depositato una interrogazione in commissione per sapere quali iniziative il Ministro degli Esteri stia mettendo in atto presso le sedi internazionali competenti e nei rapporti diplomatici bilaterali con l’Iran affinché il dottor Djalali venga scarcerato.

Stando a numerosi organi di stampa la sua unica colpa accertata è quella di aver collaborato all’estero con ricercatori italiani, israeliani, svedesi, americani e del Medio Oriente, per migliorare le capacità operative degli ospedali di quei paesi che soffrono la povertà e sono flagellati da guerre e disastri naturali, assicurano i medici che hanno lavorato con lui”. in carcere ha condotto tre scioperi della fame, e uno delle sete, per affermare la propria innocenza. Le sue condizioni di salute sembrano esser peggiorate velocemente. A suo favore, nei mesi scorsi, c'è stata una vera e propria mobilitazione internazionale, che ha portato alla raccolta di oltre 220 mila firme in tutto il mondo. Amnesty International ha avviato un'azione urgente e i figli di 5 e 14 anni, che vivono in Svezia con la mamma, si sono rivolti anche a Papa Francesco. Ritengo che questa situazione sia inacettabile e vada risolta nel più breve tempo possibile anche promuovendo un intervento dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, a supporto dell’auspicata soluzione della vicenda.

APPROFONDIMENTI
5/12564 Interrogazione a risposta in Commissione Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
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Vi propongo l'intervista rilasciata a Blu, settimanale locale di Polignano a Mare, il mio paese.

"In questi 5 anni da parlamentare di opposizione, ho avuto modo lavorare su diversi fronti, facendo domande al Governo tramite gli atti di sindacato ispettivo e proponendo “soluzioni” tramite le proposte di legge e i vari atti di indirizzo. Ho affrontato sia tematiche generali che locali riguardanti il mio paese e la mia Regione".
Così Emanuele Scagliusi, 33 anni a febbraio scorso, eletto deputato per il M5S alle elezioni politiche del 2013 e in questa XVII legislatura componente della III Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera dei Deputati, vicepesidente della Commissione Permanente sui Diritti Umani e membro della "Delegazione Parlamentare Assemblea OSCE" dal 5 luglio 2013. 

Onorevole Scagliusi, la legislatura volge a conclusione. Vuol stilare insieme a Blu un bilancio del quinquennio?
"Ringrazio Blu per l'opportunità che mi offre. Mi piace esordire col lavoro svolto nel campo adozioni. Un lavoro straordinario, svolto per sbloccare la situazione delle adozioni internazionali. Una tematica questa non dai grandi numeri, ma da cui si misura la civiltà di un Paese. Infatti, ad inizio legislatura il mondo delle adozioni era nel caos a causa dell’inattività della Commissione delle Adozioni Internazionali (CAI) che non si è riunita per 3 anni. Sono riuscito, dopo una serie di interrogazioni e una dura battaglia, a far ripartire le attività della CAI e il dialogo con famiglie e rappresentanti istituzionali. Ciò porterà benefici a tantissime coppie del nostro territorio che sono in attesa di completare l’iter adottivo da tempo. A coronamento del lavoro svolto, ho presentato anche una proposta di legge di riforma dopo aver incontrato ed aver accolto i suggerimenti di famiglie, enti ed associazioni.

Quali iniziative ha preso dopo aver raccolto le numerose segnalazioni, spesso documentate dalla stampa che hanno riguardato le sottrazioni di minori?
Anche questo è un problema annoso segnalatomi da compaesani e da altri cittadini pugliesi. Sono i tanti genitori privati del diritto di poter abbracciare i propri figli, in seguito ad un allontanamento forzato da parte dell’altro coniuge. Diversi sono stati gli atti ispettivi a tal proposito, ma la debolezza dello stato italiano al cospetto degli altri Paesi e la sordità del governo rendono complicata la soluzione di queste questioni. Ma a più riprese ho chiesto al governo di far sentire la propria voce al fine di proporre modifiche essenziali alla Convenzione dell’Aja del 1980 che permettano il rispetto dei diritti dei genitori tutti.

Il suo impegno non ha riguardato solo i diritti umani
Da membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari, insieme ai miei colleghi ho messo in campo tutte le iniziative e gli strumenti previsti dal regolamento parlamentare per bloccare la ratifica per la realizzazione del TAP, il gasdotto che porterà gas dall’Azerbaigian attraverso la nostra regione al Nord Europa. A partire dalla stesura della pregiudiziale di costituzionalità fino alla battaglia in aula contro lo Sblocca Italia, le abbiamo provate davvero tutte, ma a colpi di maggioranza il Governo PD ha ottenuto il lasciapassare per quest’opera inutile, vista l’assenza di un Piano Energetico Nazionale e potenzialmente dannosa per il turismo pugliese e per l’ambiente.

Le vicende più difficili nelle quali si è imbattuto?
Spesso è capitato di intervenire direttamente a sostegno di cittadini italiani in difficoltà all’estero o ingabbiati dalla burocrazia. Dalla difficoltà ad ottenere una semplice risposta dai consolati, all’iscrizione all’AIRE (Associazione Italiani Residenti all’Estero) in tempi ragionevoli. Altre volte è capitato di dover intervenire per salvaguardare l’incolumità e i diritti dei pescatori pugliesi, soggetti al sequestro del mezzo, spesso immotivato da parte delle autorità dell’altra sponda dell’Adriatico.

Tra i momenti più belli, l'incontro col Premio Nobel per la Pace Mairead Corrigan?
E' uno dei momenti più significativi della mia esperienza nella commissione esteri, lavoro che si è sedimentato nella stesura della parte di politica estera del Programma di Governo del M5S. Abbiamo tenuto una serie di convegni nei quali abbiamo dibattuto approfonditamente del ruolo dell’Italia nella NATO, della necessità di creare un’alleanza tra i Paesi del Mediterraneo e di stabilire nuovi rapporti con i Paesi emergenti dell’area BRICS (Brasile, Russia, Indica, Cina e Sud Africa). Questi eventi, hanno visto la partecipazione di esperti di geopolitica come il premio nobel per la Pace Mairead Corrigan, Andrey Klimov (vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Duma) e il giornalista e scrittore Gianni Minà, tra gli altri. Inoltre, come Vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani ho audito in Parlamento Mariela Castro sulla situazione dei diritti umani a Cuba e l’Ambasciatrice Madina Jarbussinova, Rappresentante Speciale e Coordinatrice per la lotta alla tratta degli esseri umani. Ho presentato una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione Nazionale Indipendente per la Tutela dei Diritti Umani visto che l’Italia ad oggi ne è sprovvista, nonostante abbia già ratificato gli accordi internazionali che la prevedono.

L'on. Scagliusi ha anche rappresentato, con fierezza, l’Italia ed il Movimento 5 Stelle nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), unica in cui sono presenti sia gli USA che la Russia, svolgendo anche la funzione di osservatore internazionale dei processi elettorali in Paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Bielorussia e l’Azerbaigian, per citarne alcuni. A tal proposito, sono a lavoro in queste ore per chiedere che alle prossime elezioni politiche, anche in Italia ci sia un monitoraggio elettorale dell’OSCE visti i precedenti episodi di voto di scambio nel nostro Paese.

Ora parliamo della Puglia. Quale il suo impegno e quali i risultati con seguiti tra le tante attività svolte?
Cito le più significative. Con i cittadini di Noicattaro e Rutigliano, per esempio, fin da subito ho affrontato le criticità dello sversamento delle acque reflue in falda del depuratore situato in località Lama San Giorgio, a rischio infrazione europea. Di pari passo, mi sono reso portavoce delle proposte dei cittadini in tema di depurazione e riutilizzo delle acque, incontrando istituzioni locali e regionali. Anche su Polignano, con un’ispezione insieme ai tecnici di AQP, abbiamo avviato un’attività di controllo sulle istituzioni locali e sulla gestione del depuratore, viste le continue lamentele dei residenti della zona per le emissioni maleodoranti dello stesso. Con il collega e concittadino Giuseppe L’Abbate, abbiamo acceso i riflettori sulla Discarica Martucci e sui rischi per la salute dei pugliesi, raccogliendo le denunce del Sig. Lestingi, fino ad allora totalmente ignorate dai politicanti, da destra a sinistra.

Tra i risultati più tangibili per la sua Polignano, ci sono le imprese aperte grazie al microcredito accumulato dalla rinuncia a parte dei vostri compensi da parlamentari
Abbiamo dimostrato, rinunciando a 43 milioni di euro di rimborsi elettorali e con gli oltre 34 milioni ricavati dal taglio delle nostre indennità e dei rimborsi non utilizzati (personalmente ho restituito quasi 200 mila euro), che non serve una legge per rinunciare ai privilegi della casta a favore dei cittadini, ma basta la volontà. Le oltre 6 mila imprese ( di cui ben 6 a Polignano) aperte grazie al Microcredito ne sono la dimostrazione.

La vostra "rivoluzione culturale" a che punto è?
In questi 5 anni abbiamo lavorato incessantemente sia all’interno delle istituzioni che nelle piazze, per portare avanti la nostra idea di rivoluzione culturale e per normalizzare la classe politica. Purtroppo, non essendo maggioranza in Parlamento, ci siamo visti bocciare diverse proposte che, ne sono certo, già oggi avrebbero cambiato in meglio le condizioni del nostro Paese. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, è una misura che una volta al governo ci permetterà di ridare dignità a milioni di italiani che oggi vivono sotto la soglia di povertà. E come detto, rinunciando ai rimborsi abbiamo dato la possibilità a molti giovani di aprire nuove imprese". Straordinario! (a.g.) 



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Si è tenuta oggi, all’interno dell’appuntamento settimanale con il question time alla Camera dei Deputati, l’interrogazione a risposta immediata in Aula al Ministro Minniti con la quale ho chiesto al Governo di adottare tempestivamente iniziative per chiedere all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) l’invio di osservatori elettorali in occasione delle prossime elezioni regionali siciliane del 5 novembre. Nella sua risposta il Ministro Minniti ha evidenziato che la Sicilia è una regione a statuto speciale, che dispone di potestà legislativa di tipo esclusivo e che provvede con propria disciplina sia a definire il sistema e il procedimento elettorale, che ad organizzazione in concreto lo svolgimento delle consultazioni.

Ha poi sottolineato che l’OSCE osserva le elezioni in tutti i 57 Stati partecipanti per valutarne il rispetto delle libertà fondamentali, dell’uguaglianza, del pluralismo politico, della fiducia, della trasparenza ed alla responsabilità ma che le missioni vengono solitamente predisposte in occasione dei maggiori appuntamenti elettorali, parlamentari o presidenziali e non per elezioni di livello locale. Infine, ha riferito che i prefetti delle province siciliane hanno già fornito assicurazione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, anche in relazione alle criticità dalla stessa rilevate, circa la piena collaborazione nel proseguo dell’attività di approfondito monitoraggio volto ad evidenziare situazioni ostative riferibili ai candidati nonché per lo svolgimento della campagna elettorale in vista del voto ferma restando l’attività delle forze dell’ordine a garanzia dell’ordinato svolgimento delle operazioni elettorali.

Dura è stata la replica del mio collega Alessandro Di Battista (M5S) che ha ricordato al Ministro dell’Interno di essere responsabile della legalità e della sicurezza nel nostro Paese e di non poter ignorare quel che sta avvenendo non soltanto in Sicilia ma in tutta Italia. “È soltanto questione di mancanza di volontà politica da parte del Governo. In Sicilia – evidenzia Di Battista - gli ultimi due presidenti della regione, prima dell’attuale Crocetta, sono stati Cuffaro e Lombardo: condannati l’uno per favoreggiamento aggravato a ‘Cosa nostra’ e l’altro per voto di scambio. Il voto di scambio è un cancro enorme e, purtroppo, anche nelle liste a sostegno del candidato Musumeci ci sono una serie di impresentabili tra cui il sindaco di Priolo che è stato da poco arrestato e farà campagna elettorale agli arresti domiciliari. È qualcosa di vergognoso”. Di Battista ha poi smentito il Ministro sul fatto che l’OSCE si occupi di elezioni inferiori ad elezioni nazionali: “Mi dispiace contraddirla Ministro ma con il documento di Copenhagen del 1990 gli Stati membri dell’OSCE (allora denominata CSCE) si sono impegnati a promuovere la presenza degli osservatori anche nel caso di procedimenti elettorali svolti ad un livello inferiore a quello nazionale. Infatti monitoraggi elettorali sono stati effettuati dall’OSCE anche per elezioni amministrative ad esempio in Albania ed in Ucraina nel 2015”.

Non posso che confermare le parole di Alessandro. Non so dove viva il Ministro Minniti e come possa accontentarsi delle rassicurazioni dei prefetti delle province siciliane quando ci sono decine e decine di episodi, recenti e meno recenti, che dimostrano l’alto rischio di inquinamento del voto sia in Sicilia sia in tutta Italia. È un dovere riuscire ad adottare qualsiasi misura necessaria per far si che le elezioni, regionali ma estremamente importanti anche su scala nazionale, siano al riparo da inquinamenti. Sarebbe stato un atto di trasparenza a garanzia dei cittadini liberi, stanchi dei soprusi delle organizzazioni mafiose che condizionano il voto. Siamo già a lavoro per assicurare la presenza dell’OSCE alle prossime elezioni politiche, quindi nazionali, che si terranno nel 2018. Vedremo se il Ministro Minniti questa volta accoglierà la nostra richiesta.

APPROFONDIMENTI
3/03306 Interrogazione a risposta immediata in assemblea
Il video del Question Time
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Oggi alle 15, con il collega Alessandro Di Battista, in occasione del question time a Montecitorio, esorterò il Governo ad adottare tempestivamente le iniziative, anche normative, per avanzare all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) la richiesta di invio di osservatori elettorali in occasione delle prossime elezioni regionali siciliane del 5 novembre. La nostra richiesta ha suscitato non poche polemiche da parte di esponenti degli altri partiti, i quali non hanno lesinato dichiarazioni al vetriolo verso il candidato premier Luigi Di Maio (M5S) autore della lettera di richiesta all’OSCE.

Un vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, chiede all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa la disponibilità a monitorare le elezioni regionali in Sicilia e tutti i politicanti di casa nostra, da destra a sinistra, si affrettano a criticare questa richiesta. Hanno parlato di ‘fesseria’, di ‘richiesta inopportuna’, di ‘offesa ai siciliani’ e c’è addirittura chi si erge come l’onorevole Pisicchio, da capogruppo di un partito politico che non esiste, a nuovo barzellettiere facendo battute ironiche ricche di spirito, ma neanche troppo. Si è scomodato addirittura il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Delrio, per ribadire che la nostra democrazia è sana e seria.

Da membro della delegazione OSCE vorrei fare presente che l’Organizzazione di cui faccio parte con orgoglio ha già monitorato le elezioni di Stati Uniti, Inghilterra e Germania, tra gli altri. Anche in questi Paesi è sospesa la democrazia? Forse servirebbe anche alle prossime regionali, visto ciò che è accaduto nell’ultima tornata sfociato in ben 21 arresti con il coinvolgimento del clan barese dei ‘Di Cosola’ nell’indagine sul presunto voto di scambio mafioso nel 2015 in Puglia o con altri casi plateali, denunciati anche dallo stesso Movimento 5 Stelle”. L’attività di monitoraggio elettorale costituisce una componente fondamentale della politica dell’Unione europea ed ha già visto la partecipazione di delegazioni OSCE in altri Paesi, a prescindere dal loro tasso di sviluppo democratico, come avvenuto recentemente in Stati Uniti ed in Gran Bretagna. Un monitoraggio che ha visto protagonista anche l’Italia quando, nel 2006, su invito del Ministero degli Affari Esteri italiano, Gianfranco Fini, l’ufficio dell’OSCE per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR), basato a Varsavia, inviò una delegazione per le elezioni politiche.

Purtroppo il vero problema di questo Paese sono l’arroganza e l’ipocrisia di alcuni personaggi abituati a muoversi in un certo modo e che hanno portato l’Italia ad essere tra i più corrotti d’Europa, se non il più corrotto. Se i partiti agiscono in tutta onestà garantendo la correttezza del voto, perché si agitano così tanto? Cosa li preoccupa? Di certo la nostra richiesta non preoccupa i cittadini siciliani che hanno già manifestato la loro approvazione. L’elenco dei candidati ‘impresentabili’ presenti nelle liste che sostengono gli aspiranti presidenti della giunta regionale, sia della coalizione di centrodestra sia di centrosinistra, desta particolare preoccupazione ai fini della regolarità del voto. Oltre a personaggi colpiti da accuse gravissime vi sono anche numerosi casi di candidati sotto inchiesta per reati legati specificamente al procedimento elettorale: in molti sono colpiti da accuse come truffa aggravata, corruzione elettorale e voto di scambio. Si tratta di situazioni che tipicamente conducono ad una atmosfera di intimidazione nei confronti della cittadinanza che turba il regolare svolgimento della competizione elettorale. Insomma, il rischio di inquinamento del procedimento elettorale in Italia di certo non ce lo siamo inventato noi e nulla lascia presagire che le imminenti elezioni siciliane, data anche la loro primaria rilevanza anche dal punto di vista nazionale, saranno libere da inquinamenti estranei alle logiche proprie di una competizione in un paese democratico.
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Tiene banco in questi giorni la vicenda di un cittadino italiano (Emilio V.), che si è visto sottrarre il figlio da sua moglie (N.K.) cittadina greca, la quale si è recata nel suo Paese per partorire ma non è più tornata, nonostante gli accordi presi con il marito, di un ritorno in Italia con il loro figlio. Una storia che ha dell’incredibile perché vede una cittadina europea privare un padre del proprio figlio, a norma di legge. Una situazione che ha attirato l’attenzione del M5S alla Camera dei deputati, depositario di una interrogazione in Commissione Affari Esteri e Comunitari a prima firma del deputato pugliese Emanuele Scagliusi, già intervenuto a più riprese sul tema delle sottrazioni internazionali e sulla necessità di modificare alcuni articoli della Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980. La Convenzione de L’Aja del 25 ottobre 1980 è l’unico strumento giuridico internazionale con cui è possibile ricorrere per i casi di sottrazione e/o per la regolamentazione del diritto di cura parentale dei minori sottratti.

Questo accordo internazionale, applicato nell'ordinamento italiano in forza della legge n. 64 del 1994 e ratificata da 93 Paesi, si pone l'obiettivo primario di consentire il ritorno del minore nello Stato di residenza abituale e di garantire il diritto del minore a incontrare il genitore dal quale è stato illecitamente sottratto, regolamentandone la modalità di frequentazione anche, nel Paese estero. Tuttavia, sia la Convenzione che il regolamento europeo 2201/2003, cosiddetto «Bruxelles II bis», non hanno previsto il caso in cui una mamma possa decidere di partorire all’estero e di non ritornare, visto che non ci sarebbe trattenimento di minore (V.V.) visto che la «residenza abituale» dello stesso sarebbe quella straniera. Il Movimento 5 Stelle ha quindi chiesto al Ministro Alfano per quale ragione, vista anche l'amicizia millenaria che lega l'Italia e la Grecia, non sia stato dato seguito alla richiesta di aiuto inviata nel maggio scorso dall'Associazione Penelope alla Direzione Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quali iniziative intenda intraprendere per potenziare l'efficacia della Convenzione dell'Aja nel garantire diritti e dei doveri dei genitori, nel rispetto degli accordi tra i vari Paesi. Nonostante un giudice Greco abbia precedentemente accolto il ricorso del nostro concittadino, vista la palese gravità della vicenda, presso la Corte di Giustizia europea la Grecia ha perorato la causa della donna greca che trattiene la figlia sin dalla nascita ad Atene, attraverso il ricorso a due avvocati di Stato. Il nostro Paese, invece, non ha agito in tal senso, nonostante siano state allertate le autorità preposte.

L’Italia ormai è diventato l’anello debole dell’Unione Europea su tutti i fronti. I cittadini italiani nel contesto internazionale sono gli unici che non hanno alcun supporto dal proprio Paese e serpeggia sempre più di frequente la consapevolezza di doversela cavare, come in <<Davide contro Golia>>, affidandosi alle proprie forze, contro lo strapotere del Paese avverso e l’indifferenza del proprio Paese. Siamo al fianco del Sig. Emilio e faremo di tutto affinché il suo diritto di essere padre gli venga riconosciuto.
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A distanza di oltre 3 anni dall’ultima convocazione, si è tenuto il primo incontro della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) convocato dalla nuova vice Presidente, la Dott.ssa Laura Laera. Da quanto si apprende dal sito istituzionale della CAI, nel corso della riunione si è dato conto della precedente gestione e si è fornita ampia documentazione a tutti i commissari attestante numerose irregolarità tra cui, la mancata corrispondenza tra numeri di protocollo assegnati ai documenti e i documenti stessi e l’assenza di numerosi allegati pur in presenza del numero di protocollo relativo. In altre parole, un vero e proprio tunnel senza uscita dove i genitori: una volta entrati, non riuscivano più a capire in che mani fossero.

Mi conforta leggere che la Commissione abbia intenzione di riavviare le verifiche a tutti gli enti autorizzati, di attivare i canali diplomatici per verificare la validità degli accordi bilaterali sottoscritti dalla precedente gestione, di liquidare i rimborsi delle spese sostenute dalle coppie adottive del 2011 e di istituire il fascicolo coppia digitale al quale potranno accedere le famiglie attraverso l’identità digitale in un’ottica di sempre maggior trasparenza dell’operato della Commissione.

Tuttavia, sarò vigile sull’operato della CAI per verificare che le buone intenzioni siano messe in atto. Con l’arrivo della Dott.ssa Laura Laera alla guida della Commissione Adozioni Internazionali è stato subito chiaro un netto cambio di rotta rispetto alla vecchia gestione.

Di certo, non si può semplicemente girare pagina e far finta di nulla, rispetto a quella che è stata la gestione di Silvia Della Monica. Qualcuno deve pagare per l’assurda gestione di un ente pubblico che, lo ricordo, è gestito dalla Presidenza del Consiglio. Se un cittadino sbaglia, anche se si pente, paga per le sue negligenze. Perché la presidente di un ente pubblico non dovrebbe rispondere dei suoi errori e del suo modus operandi anarchico?

Chi risponderà di questi anni di silenzio e di mala gestione? Chi darà le risposte negate alle coppie che hanno subito questo atteggiamento vergognoso da parte della Commissione per le Adozioni Internazionali nella gestione Della Monica?
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Ha suscitato indignazione, tra i genitori che dal 2012 ad oggi hanno avviato e portato a termine la procedura di adozione internazionali, la notizia del 12 luglio scorso apparsa sul sito della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). Con una nota, la dott.ssa Laura Laera, insediatasi il 15 giugno a capo delle adozioni internazionali sostituendo la Della Monica, ha comunicato chiaramente che “sono in corso i rimborsi delle spese sostenute per le adozioni conclusesi nell'anno 2011 che saranno integralmente liquidati entro la fine del corrente anno 2017, nel rispetto dei criteri fissati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2011”.

Inoltre, la Laera ha reso noto che, “successivamente al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2011, non vi è stato alcun provvedimento analogo che preveda il rimborso delle spese sostenute per le adozioni concluse dopo il 31 dicembre 2011 e che, pertanto, attualmente non verrà dato seguito ad ogni eventuale istanza di rimborso relativa agli anni successivi al 2011.” Accogliendo la preoccupazione dei genitori che hanno concluso l’iter adottivo dal 2012 in poi e di coloro che stanno per concludere l’iter adottivo, sempre più preoccupati della gestione delle adozioni internazionali nel nostro Paese, ho presentato una interrogazione parlamentare rivolta al Presidente Gentiloni per sapere quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per garantire i rimborsi per le famiglie che hanno completato l’iter adottivo negli anni successivi al 2011.

Quello delle adozioni internazionali è un mondo che paga anni di gestione monocratica che hanno permesso ad una singola persona di immobilizzare un ente pubblico. Ho incontrato la dott.ssa Laera qualche settimana fa e mi è sembrata una donna molto disponibile e determinata nel voler dare il suo contributo per garantire trasparenza ed efficienza alla Commissione per le Adozioni Internazionali. Staremo a vedere. Già nel dicembre 2015 in fase di approvazione della Legge di Stabilità 2016, il Governo aveva accolto un mio ordine del giorno, finalizzato proprio al sostegno della Commissione per le Adozioni internazionali nella sua attività di risoluzione dei rimborsi delle procedure adottive assicurando alla stessa la dotazione finanziaria con necessari e conseguenti provvedimenti. Ma stando al comunicato della CAI, questa dotazione finanziaria non è mai arrivata.

L’ordine del giorno a mia prima firma è stato approvato, ma anche in questo caso il Governo targato PD ha buttato fumo negli occhi ai cittadini sulle adozioni internazionali così come su tanti altri temi come la scuola, il lavoro e la lotta alla corruzione. Coppie di genitori che decidono di adottare nonostante costi sostenuti, burocrazia sfiancante e mancanza di trasparenza, vanno sostenuti e rispettati perché rappresentano un grande esempio di civiltà e di solidarietà da parte degli italiani che da sempre occupano i primi posti al mondo per numero di adozioni internazionali. Mi auguro che presto il Presidente Gentiloni possa dare delle risposte concrete e chiarire cosa voglia fare il Governo per provare a riconquistare la fiducia ormai ridotta al lumicino.

APPROFONDIMENTI
4/17394 Interrogazionea risposta scritta
9/03444-A/188 Ordine del Giorno Scagliusi accolto dal Governo
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Nei giorni scorsi, il dottor Nicandro Durante, Chief Executive Officer (CEO) di British American Tobacco, è stato nominato Grand’Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia. Una carica prestigiosa assegnata dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero degli Esteri ed una nomina che ha destato stupore in molti, me compreso, tanto che ho depositato una interrogazione in Commissione Affari Esteri e Comunitari per comprendere e chiarire quali siano state le ragioni di tale nomina.

Forse non tutti ricordano che la British American Tobacco (BAT) ha largamente contribuito finanziariamente alla Fondazione OPEN riconducibile all’ex premier Renzi oltre che ad altri ex ed attuali ministri come la Boschi. Infatti, come si può vedere dal sito istituzionale della fondazione, la BAT risulta essere il primo finanziatore con 150 mila euro versati.

Con l’interrogazione chiedo di sapere quali siano stati i meriti dell’Amministratore delegato di British American Tobacco che hanno portato all’assegnazione dell’onorificenza al dottor Durante e se tale procedimento possa essere risultato condizionato da fattori estranei ai requisiti previsti dalla normativa vigente. Una così alta onorificenza assegnata al capo di una multinazionale di tabacco è l’ennesima dimostrazione di quanto questo Governo targato PD butti solo fumo negli occhi ai cittadini. Infatti, ritengo che questa nomina sia discutibile anche perché palesemente in contrasto con la Convenzione Internazionale per il controllo sul tabacco siglata e ratificata anche dallo Stato Italiano. Per diffondere il concetto di meritocrazia nel nostro Paese è opportuno passare anche attraverso delucidazioni di questo tipo, che possano far comprendere agli italiani con quali metodi vengano assegnate tali onorificenze e fugare ogni dubbio sul rischio di conflitto di interessi che, nel caso specifico, ritengo ci sia eccome. Mi auguro che la risposta del ministro Alfano non si faccia attendere.

APPROFONDIMENTI
5/11660 Interrogazione a risposta in commissione
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Questa mattina il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, in un incontro a Bruxelles con il nostro Luigi Di Maio, ha confermato che Triton, voluta da Renzi, prevede che tutti i migranti siano portati in Italia. Infatti, alla fine del 2014 il Governo Renzi a guida PD, con l'accordo bilaterale con l'agenzia Frontex per l'operazione Triton, ha accettato di sbarcare esclusivamente in Italia i migranti salvati in mare nel Mediterraneo centrale. Adesso vogliamo tutta la verità! Ci hanno trasformati nel più grande porto di sbarco d'Europa. Ora che i nodi sono venuti al pettine, Gentiloni riferisca immediatamente in Parlamento o presenteremo una mozione di sfiducia. Prima o poi questi signori ne risponderanno davanti al Paese.
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Proprio nei giorni in cui è avvenuto l’avvicendamento con Laura Laera alla carica di vice presidente della Commissione Adozioni Internazionali (CAI), un articolo online de “Il Fatto Quotidiano” ha riaperto i dubbi e le perplessità sul ruolo svolto da Silvia Della Monica durante il suo operato durato 3 anni e mezzo. Per poter fare chiarezza su una vicenda che ormai seguo da tempo, ho depositato una interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per sapere se, oltre ai profili di rilevanza penale (che emergono dal processo), risultano emergere altre irregolarità dalla condotta di Silvia Della Monica.

L’articolo giornalistico fa riferimento alle 9mila pagine dell‘indagine per truffa depositate al processo in corso a Savona a carico dei vertici della onlus Airone, nelle quali pare sia documentato un crescendo di comportamenti inspiegabili e ai limiti del lecito da parte di chi era a capo dell’autorità di controllo sulle adozioni, proprio l’ex magistrato Silvia Della Monica. E pensare che l’ente statale che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrebbe vigilare l’operato degli enti autorizzati nell’esclusivo interesse della legalità e dei cittadini. Invece, pare non sia stato affatto così, come da più di tre anni sto cercando di dimostrare insieme a famiglie disperate per l’assoluta assenza di comunicazioni da parte della CAI.

Ascoltata il 26 novembre 2014 come persona informata sui fatti, alla Della Monica vengono poste domande sul suo ruolo nella vicenda Airone in Kirghizistan, oggetto dell’inchiesta per truffa e associazione a delinquere che stanno istruendo e per la quale oggi si sta celebrando il processo a Savona, per capire se lei abbia assecondato in qualche modo il disegno di alcuni responsabili di enti finalizzato ad aggirare la revoca della onlus di Albenga tramite una fusione tra enti o l’uso di enti “prestanome”, così da continuare a utilizzarne le autorizzazioni e gestirne le procedure adottive.
Si parla anche di atti distrutti nel cuore della notte del 31 luglio 2014 al fine di far sparire dal suo ufficio documenti, che nelle intercettazioni telefoniche descriveva come “molto pericolosi”, e che durante l’audizione venivano indicate come minute di una contestazione disciplinare a carico di una dirigente della segreteria tecnica che voleva rimuovere. Come se non bastasse, ai titolari di enti sotto indagine l’ex magistrato e senatore consigliava poi di “non usare il cellulare”.

Purtroppo il quadro dell’inefficiente gestione delle adozioni internazionali in questi tre anni e mezzo si arricchisce di scenari a dir poco rassicuranti per le coppie in attesa. Una Commissione che per volontà del suo vice presidente non si è mai riunita, non ha mai dato risposte alle famiglie in attesa di adozione e non ha mai svolto appieno il suo ruolo di controllore sugli enti autorizzati. Il risultato è che dal 2010 al 2014 abbiamo assistito ad un calo del 50% e trovo francamente inaccettabile che alcuni colleghi del PD abbiano richiesto la riconferma della Della Monica. Anche per questo mi auguro che il Governo (sempre guidato dal PD) ci dica se fosse a conoscenza del processo in corso e perché non abbia provveduto prima alla rimozione della vice presidente. Con l'insediamento del giudice minorile Laura Laera, alla quale chiederò un incontro a breve, mi auguro che finalmente si possa cominciare a lavorare seriamente, ridando dignità al mondo delle adozioni internazionali. Bisogna ripartire tenendo ben presente che la priorità sono i bambini e le famiglie. Nessun altro.


APPROFONDIMENTI
- Interrogazione a risposta scritta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
- Ilfattoquotidiano online Adozioni, il lato oscuro dello Stato: cambio al vertice dopo tre anni di ombre, veleni e conflitti politico-giudiziari

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Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo ceduto l'isola della Pelagosa, dell'arcipelago delle Tremiti, alla ex Jugoslavia. Con questo trattato però era concesso agli italiani di poter comunque pescare nelle sue acque molto ricche. Ad oggi, sebbene sia subentrata la Croazia la Convenzione non è stata modificata, eppure i pescherecci che vengono trovati a pescare nella zona della Pelagosa vengono bloccati, confiscati e i pescatori arrestati: di questo abbiamo avuto conferma dalle carte ottenute delle diverse Capitanerie di porto. E così gli italiani si trovano a essere preda delle istituzioni croate che non stanno rispettando la convenzione, in barba ai Trattati e ai rapporti istituzionali fra gli Stati.
Sollecitata dalla nostra consigliera regionale Rosa Barone, la Capitaneria di porto di Molfetta aveva risposto il 27 luglio 2016, segnalando tra gli altri, il caso del motopeschereccio MAVERIK:

"alle 21.30 del 7 giugno 2011 il Motopesca «MAVERIK», con cinque membri di equipaggio, navigava verso Sud con le reti immerse in acqua e circa 500 kg di pesce a bordo. Si avvicinava una motovedetta della polizia croata che intimava al motopesca di fermare i motori e di salpare la rete. Il comandante del motopesca verificava l'esatta posizione dell'imbarcazione, che risultava essere a circa 13 miglia a sud rispetto all'isola di Pelagosa. Alle ore 3.30, dopo aver salpato le reti, il vento da sud faceva scarrocciare il Motopesca verso terra (croata) e a bordo salivano tre poliziotti croati. Alle 4, il Motopesca MAVERIK sotto ordine dei poliziotti si dirigeva verso l'isola croata di Viso. Alle 10.15 del 7 giugno 2011 l'unità entrava in porto dell'isola di Viso. Durante la mattinata i poliziotti perquisivano il Motopesca. I militari, inoltre, procedevano al sequestro del quantitativo di pescato presente ancora nella rete, che risultava essere pari a circa 30 chilogrammi. Mentre, il prodotto presente a bordo, frutto dell'attività di pesca svolta in acque italiane, risultava essere pari a circa 470 chilogrammi. Tale quantitativo veniva riconosciuto dall'autorità croata come pescato in acque italiane. Durante la giornata, a turno, i marinai venivano identificati e ascoltati. Il giorno dopo, veniva dato avvio al processo per direttissima contro i cinque marittimi presso l'ufficio giudiziario di Viso. La sentenza stabilì la condanna dei marittimi ad una sanzione pecuniaria complessiva di euro 22.000 (commutata in cauzione per una somma pari a euro 21.750) e al sequestro del Motopesca per il reato di pesca in acque territoriali dello Stato croato. A esito del pagamento della cauzione, il magistrato autorizzava il rilascio dei marittimi. Il Motopesca, sottoposto a sequestro, veniva trasferito dall'isola di Viso, in una base militare di Spalato. Successivamente, il motopesca veniva ormeggiato nella predetta base militare e sottoposto a misura cautelativa (sequestro). Venivano effettuati rilievi fotografici di tutte le attrezzature esistenti a bordo da parte della polizia croata. I legali rappresentanti (reperiti in loco) preannunciavano all'autorità competente croata di proporre appello alla decisione del giudice di primo grado. La misura cautelativa (sequestro) veniva sospesa fino all'esito dell'appello. I marittimi venivano espulsi dallo Stato croato per un periodo di 12 mesi e rientravano nel porto di Ancona con un traghetto di linea il giorno 11 giugno 2011. Il peschereccio successivamente veniva dissequestrato e rientrava in porto a Molfetta."

Sulla base deIla risposta della Capitaneria, il 5 agosto 2016 depositai un'interrogazione a risposta scritta, cui peraltro non ha fatto seguito alcun riscontro, nella quale evidenziavo la questione riguardante lo sconfinamento di pescherecci appartenenti alla marineria di Molfetta in acque straniere (Croazia per la precisione), a 9 miglia nautiche dall'Isola di Pelagosa.

Tuttavia, il 23 febbraio 2017 la consiglieri regionale Rosa Barone riceveva dalla stessa Capitaneria di porto una comunicazione con la quale, informandola riassuntivamente di alcune vicende correlate allo sconfinamento di pescherecci appartenenti alla marineria di Molfetta in acque straniere, rettificava quanto scritto nella citata precedente relazione, affermando che: «Da successivi atti pervenuti presso la Capitaneria di porto di Molfetta risulta che, a seguito della confisca da parte delle autorità croate, il peschereccio fu messo all'asta e acquistato da parte dello stesso Murolo Giuseppe per una somma di 750.000 kune. Effettuato il pagamento del 5 per cento di tale importo (37.500 kune), a titolo di acconto in data 21 settembre 2000, fu autorizzata la partenza del M/p in data 22 settembre 2000 per lasciare le acque territoriali croate.

Per questo, ho depositato una ulteriore interrogazione, nella quale chiedo al governo quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché la Croazia rispetti gli accordi internazionali in materia ed in particolare permetta alle imbarcazioni italiane di agire in sicurezza, e per tutelare i diritti dei cittadini italiani coinvolti. I nostri pescatori vanno tutelati.

Guarda il video

https://www.youtube.com/watch?v=wgurt8sXsAQ&feature=youtu.be

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Questo il mio intervento in aula in dichiarazione di voto sulle missioni internazionali:

"E' un periodo in cui cambiano gli equilibri internazionali tra i vari Paesi. Negli Usa il Presidente Trump chiede di rivedere il ruolo della NATO e l’Europa rischia di uscire ancora più frammentata dalle prossime elezioni nazionali in Francia, Olanda e Germania dopo la gestione fallimentare di questi ultimi anni. Cosa succede invece in Italia? Qui da noi è tutto fermo! Abbiamo il “brodino riscaldato” del Governo Gentiloni, che ha come unico scopo quello di mantenere lo status quo e fare in modo che gli italiani vadano alle urne il più tardi possibile, aumentando il rischio che il nostro Paese resti il fanalino di coda nel futuro politico del nostro continente. Mentre si tagliano i fondi per la sanità, per le politiche sociali, per la scuola e, mentre la disoccupazione continua ad aumentare, il Partito Democratico ha bloccato il Parlamento e l’intero Paese in attesa del proprio congresso e di risolvere le proprie beghe interne al partito, costringendo un intero Paese all’immobilismo.

Ma un paio di cose le hanno fatte Sig. Presidente. E tra quelle poche cose fatte: il piano salva-banche con cui in una notte hanno dato 20 miliardi alle banche, fatte fallire sempre dal PD, e l’aumento della spesa per le missioni militari all’estero. Un aumento dell’8% rispetto al 2016, in totale quasi 1 miliardo e mezzo. In politica estera, dove oggi siamo rappresentati da Angelino “combinaguai” Alfano i nostri alleati ci considerano un piccolo paese uscito sconfitta dalla seconda guerra mondiale. Abbiamo una sovranità limitata e gestita direttamente da USA, NATO ed Unione Europea. Infatti, sembra ci sia una certa predisposizione da parte del Governi italiani nel giocare a Risiko per conto terzi. L'Italia ha un elevato numero di militari all’estero! In quasi tutti gli scenari di guerra c’è almeno una nostra pedina, ma non per nostri interessi diretti. Spesso siamo in guerre che non ci appartengono e che portano più svantaggi che vantaggi alla nostra causa. Guerre che vanno nella direzione opposta rispetto all’interesse dell’Italia e degli Italiani. Gli stati non hanno amici ma interessi e gli italiani fanno fatica a capire perché dovremmo difendere quelli altrui quando non coincidono con i nostri. Inoltre, il Paese è vulnerabile non solo per ragioni militari, economiche e finanziarie ma anche morali. Anzi è vulnerabile principalmente per motivi morali: paghiamo cattiva amministrazione, lassismo e corruzione della classe politica.

Avete inviato militari ai confini con la Russia, nei Paesi baltici, per imposizione Nord atlantiche, quando invece fare l’interesse degli italiani vorrebbe dire scongelare immediatamente i rapporti con la Russia ed eliminare le sanzioni, viste le ingenti perdite di quote in termini di export agroalimentare che stanno subendo le imprese italiane. Lo stesso si può dire per la nostra presenza in Afghanistan dove l'Italia è presente con 900 uomini ad Herat e in IRAQ dove siamo presenti dal 2003, a seguito dell’invasione americana, con 1500 uomini, di cui 5/600 a presidio della diga di Mousul, appaltata ad una azienda italiana. In altre parole signor Presidente, i nostri uomini fanno vigilanza alla diga per una azienda privata. In Libia, invece, ci siamo dal 2011 quando ci siamo accodati a francesi ed inglesi, che hanno bombardato senza neanche avvisarci, nonostante il rapporto privilegiato che l’allora governo italiano stingeva con Gheddafi.

E' giunto il momento in cui l’Italia deve farsi promotrice di un tavolo di pace e riprendersi il ruolo chiave che ha sempre avuto nel Paese nordafricano, soprattutto dopo il fallimento da parte degli inviati ONU. Ma su questo Gentiloni ed Alfano dormono, attendono che siano gli altri a fare la prima mossa. Abbiamo militari in giro per il mondo ma la guerra ce l’abbiamo in casa. Siamo soli e in affanno nella gestione dei flussi migratori. Siamo un bersaglio sensibile per i terroristi! Vi ricordo che gli attentati in Europa sono stati realizzati da lupi solitari e foreign fighter di ritorno. Quello che si poteva fare da subito già con questo atto, era ottimizzare l’uso di mezzi e uomini abbandonando alcune missioni inutili per concentrare le risorse sulla difesa interna, dei nostri confini. Sarebbe stato opportuno investire più risorse in sicurezza interna, evitando ulteriori tagli alle forze dell’ordine e privilegiando un lavoro maggiore da parte dell’intelligence che avrebbe favorito gli scambi con i Paesi europei e balcanici. Invece, questo rifinanziamento rappresenta un'ulteriore occasione persa per il nostro Paese.

La maggioranza in Parlamento ha dimostrato ancora una volta di essere succube del governo e non c’è stata possibilità concreta per le opposizioni di intervenire su questa relazione. L'ennesima dimostrazione che questo Parlamento continua a ripetere gli errori del passato. Per questo, Sig. Presidente, esprimo a nome del M5S il voto contrario a questo decreto. Le missioni internazionali devono diventare uno strumento a servizio della politica estera e al servizio degli interessi dei cittadini italiani, non un modo per privare risorse alla nostra sicurezza interna.

Ma gli italiani sig. Presidente sanno che una speranza ancora c'è: quella di poter avere una politica estera indipendente con un Governo a cinque stelle".

Guarda il video

https://www.facebook.com/Scagliusi.Emanuele/videos/vb.172934526199125/742195115939727/?type=3&theater
 
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I piloti e gli assistenti di volo hanno spesso necessità di viaggiare per motivi di servizio da e verso Paesi tra di loro incompatibili, come per esempio Israele e Arabia Saudita. Non sempre, però, riescono a recarsi presso la Questura di residenza in tempo utile per “commutare” il passaporto. E, come se non bastasse, la durata continua della turnazione lavorativa rende impossibile una pianificazione dei visti presenti sul passaporto, o della compatibilità con il Paese di scalo del passaporto detenuto al momento della partenza. Cavilli nostrani che pongono la categoria del personale navigante italiano in una situazione di svantaggio rispetto ai loro omologhi colleghi europei.

Per rimediare a questa anomalia, ho presentato una proposta di legge che potrà conferire anche maggiori possibilità di impiego al personale di volo italiano. Considerando la situazione generale di crisi in cui versa il settore aeronautico il personale di bordo di cittadinanza italiana è ulteriormente penalizzato in quanto, a differenza dei colleghi europei, non può richiedere più passaporti, vedendosi così costretto, in alcuni casi, a rifiutare proposte di lavoro. Il decreto 303/33 del 2010, che integra la legge 1185 del 1967, disciplina i casi speciali ma pone il limite al rilascio di un solo secondo passaporto. Tuttavia, l’articolo 9 della stessa legge già prevede speciali disposizioni nell’interesse generale del lavoro italiano all’estero e per la tutela dei lavoratori.

Secondo gli uffici competenti in materia di rilascio passaporti al Ministero dell’Interno e al Ministero degli Affari Esteri la questione del rilascio e della detenzione contemporanea di tre o più passaporti è solo un problema tecnico di procedura e non un problema legislativo. Per questo, ho depositato una proposta di legge che non prevede alcuna limitazione al numero dei passaporti e non indica alcun limite di detenzione contemporanea dei passaporti per il personale di volo: comandanti, piloti e assistenti di volo. Sono convinto che questa proposta possa presto trovare il parere favorevole degli altri gruppi parlamentari visto che non prevede alcun costo aggiunto e visto che si tratta di una proposta di buon senso che da un lato aumenta le possibilità di lavoro per cittadini italiani e, dall’altro non va ad intaccare la sicurezza del nostro Paese.

Chi è iscritto al nostro sistema operativo Rousseau può suggerire miglioramenti e modifiche.

Guarda il video dove spiego in breve la proposta di legge.

https://www.youtube.com/watch?v=4jYq28izufk
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