Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo ceduto l'isola della Pelagosa, dell'arcipelago delle Tremiti, alla ex Jugoslavia. Con questo trattato però era concesso agli italiani di poter comunque pescare nelle sue acque molto ricche.
Ad oggi, sebbene sia subentrata la Croazia la Convenzione non è stata modificata, eppure i pescherecci che vengono trovati a pescare nella zona della Pelagosa vengono bloccati, confiscati e i pescatori arrestati: di questo abbiamo avuto conferma dalle carte ottenute delle diverse Capitanerie di porto.
E così gli italiani si trovano a essere preda delle istituzioni croate che non stanno rispettando la convenzione, in barba ai Trattati e ai rapporti istituzionali fra gli Stati.
Sollecitata dalla nostra consigliera regionale Rosa Barone, la Capitaneria di porto di Molfetta aveva risposto il
27 luglio 2016, segnalando tra gli altri, il caso del motopeschereccio MAVERIK:
"alle 21.30 del 7 giugno 2011 il Motopesca «MAVERIK», con cinque membri
di equipaggio, navigava verso Sud con le reti immerse in acqua e circa
500 kg di pesce a bordo. Si avvicinava una motovedetta della polizia
croata che intimava al motopesca di fermare i motori e di salpare la
rete. Il comandante del motopesca verificava l'esatta posizione
dell'imbarcazione, che risultava essere a circa 13 miglia a sud rispetto
all'isola di Pelagosa. Alle ore 3.30, dopo aver salpato le reti, il
vento da sud faceva scarrocciare il Motopesca verso terra (croata) e a
bordo salivano tre poliziotti croati. Alle 4, il Motopesca MAVERIK sotto
ordine dei poliziotti si dirigeva verso l'isola croata di Viso. Alle
10.15 del 7 giugno 2011 l'unità entrava in porto dell'isola di Viso.
Durante la mattinata i poliziotti perquisivano il Motopesca. I militari,
inoltre, procedevano al sequestro del quantitativo di pescato presente
ancora nella rete, che risultava essere pari a circa 30 chilogrammi.
Mentre, il prodotto presente a bordo, frutto dell'attività di pesca
svolta in acque italiane, risultava essere pari a circa 470 chilogrammi.
Tale quantitativo veniva riconosciuto dall'autorità croata come pescato
in acque italiane. Durante la giornata, a turno, i marinai venivano
identificati e ascoltati. Il giorno dopo, veniva dato avvio al processo
per direttissima contro i cinque marittimi presso l'ufficio giudiziario
di Viso. La sentenza stabilì la condanna dei marittimi ad una sanzione
pecuniaria complessiva di euro 22.000 (commutata in cauzione per una
somma pari a euro 21.750) e al sequestro del Motopesca per il reato di
pesca in acque territoriali dello Stato croato. A esito del pagamento
della cauzione, il magistrato autorizzava il rilascio dei marittimi. Il
Motopesca, sottoposto a sequestro, veniva trasferito dall'isola di Viso,
in una base militare di Spalato. Successivamente, il motopesca veniva
ormeggiato nella predetta base militare e sottoposto a misura
cautelativa (sequestro). Venivano effettuati rilievi fotografici di
tutte le attrezzature esistenti a bordo da parte della polizia croata. I
legali rappresentanti (reperiti in loco) preannunciavano all'autoritÃ
competente croata di proporre appello alla decisione del giudice di
primo grado. La misura cautelativa (sequestro) veniva sospesa fino
all'esito dell'appello. I marittimi venivano espulsi dallo Stato croato
per un periodo di 12 mesi e rientravano nel porto di Ancona con un
traghetto di linea il giorno 11 giugno 2011. Il peschereccio
successivamente veniva dissequestrato e rientrava in porto a Molfetta."
Sulla base deIla risposta della Capitaneria, il 5 agosto 2016 depositai un'interrogazione a risposta scritta, cui peraltro non ha fatto seguito alcun
riscontro, nella quale evidenziavo la questione riguardante lo
sconfinamento di pescherecci appartenenti alla marineria di Molfetta in
acque straniere (Croazia per la precisione), a 9 miglia nautiche
dall'Isola di Pelagosa.
Tuttavia, il 23 febbraio 2017 la consiglieri regionale Rosa
Barone riceveva dalla stessa Capitaneria di porto una comunicazione con
la quale, informandola riassuntivamente di alcune vicende correlate allo
sconfinamento di pescherecci appartenenti alla marineria di Molfetta in
acque straniere, rettificava quanto scritto nella citata precedente
relazione, affermando che: «Da successivi atti pervenuti presso la
Capitaneria di porto di Molfetta risulta che, a seguito della confisca
da parte delle autorità croate, il peschereccio fu messo all'asta e
acquistato da parte dello stesso Murolo Giuseppe per una somma di
750.000 kune. Effettuato il pagamento del 5 per cento di tale importo
(37.500 kune), a titolo di acconto in data 21 settembre 2000, fu
autorizzata la partenza del M/p in data 22 settembre 2000 per lasciare
le acque territoriali croate.
Per questo, ho depositato una ulteriore interrogazione, nella quale chiedo al governo quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché la Croazia rispetti gli accordi internazionali in materia ed in particolare permetta alle imbarcazioni italiane di agire in sicurezza, e per tutelare i diritti dei cittadini italiani coinvolti. I nostri pescatori vanno tutelati.
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Per questo, ho depositato una ulteriore interrogazione, nella quale chiedo al governo quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché la Croazia rispetti gli accordi internazionali in materia ed in particolare permetta alle imbarcazioni italiane di agire in sicurezza, e per tutelare i diritti dei cittadini italiani coinvolti. I nostri pescatori vanno tutelati.
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