Emanuele Scagliusi
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Tiene banco in questi giorni la vicenda di un cittadino italiano (Emilio V.), che si è visto sottrarre il figlio da sua moglie (N.K.) cittadina greca, la quale si è recata nel suo Paese per partorire ma non è più tornata, nonostante gli accordi presi con il marito, di un ritorno in Italia con il loro figlio. Una storia che ha dell’incredibile perché vede una cittadina europea privare un padre del proprio figlio, a norma di legge. Una situazione che ha attirato l’attenzione del M5S alla Camera dei deputati, depositario di una interrogazione in Commissione Affari Esteri e Comunitari a prima firma del deputato pugliese Emanuele Scagliusi, già intervenuto a più riprese sul tema delle sottrazioni internazionali e sulla necessità di modificare alcuni articoli della Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980. La Convenzione de L’Aja del 25 ottobre 1980 è l’unico strumento giuridico internazionale con cui è possibile ricorrere per i casi di sottrazione e/o per la regolamentazione del diritto di cura parentale dei minori sottratti.

Questo accordo internazionale, applicato nell'ordinamento italiano in forza della legge n. 64 del 1994 e ratificata da 93 Paesi, si pone l'obiettivo primario di consentire il ritorno del minore nello Stato di residenza abituale e di garantire il diritto del minore a incontrare il genitore dal quale è stato illecitamente sottratto, regolamentandone la modalità di frequentazione anche, nel Paese estero. Tuttavia, sia la Convenzione che il regolamento europeo 2201/2003, cosiddetto «Bruxelles II bis», non hanno previsto il caso in cui una mamma possa decidere di partorire all’estero e di non ritornare, visto che non ci sarebbe trattenimento di minore (V.V.) visto che la «residenza abituale» dello stesso sarebbe quella straniera. Il Movimento 5 Stelle ha quindi chiesto al Ministro Alfano per quale ragione, vista anche l'amicizia millenaria che lega l'Italia e la Grecia, non sia stato dato seguito alla richiesta di aiuto inviata nel maggio scorso dall'Associazione Penelope alla Direzione Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quali iniziative intenda intraprendere per potenziare l'efficacia della Convenzione dell'Aja nel garantire diritti e dei doveri dei genitori, nel rispetto degli accordi tra i vari Paesi. Nonostante un giudice Greco abbia precedentemente accolto il ricorso del nostro concittadino, vista la palese gravità della vicenda, presso la Corte di Giustizia europea la Grecia ha perorato la causa della donna greca che trattiene la figlia sin dalla nascita ad Atene, attraverso il ricorso a due avvocati di Stato. Il nostro Paese, invece, non ha agito in tal senso, nonostante siano state allertate le autorità preposte.

L’Italia ormai è diventato l’anello debole dell’Unione Europea su tutti i fronti. I cittadini italiani nel contesto internazionale sono gli unici che non hanno alcun supporto dal proprio Paese e serpeggia sempre più di frequente la consapevolezza di doversela cavare, come in <<Davide contro Golia>>, affidandosi alle proprie forze, contro lo strapotere del Paese avverso e l’indifferenza del proprio Paese. Siamo al fianco del Sig. Emilio e faremo di tutto affinché il suo diritto di essere padre gli venga riconosciuto.
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A distanza di oltre 3 anni dall’ultima convocazione, si è tenuto il primo incontro della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) convocato dalla nuova vice Presidente, la Dott.ssa Laura Laera. Da quanto si apprende dal sito istituzionale della CAI, nel corso della riunione si è dato conto della precedente gestione e si è fornita ampia documentazione a tutti i commissari attestante numerose irregolarità tra cui, la mancata corrispondenza tra numeri di protocollo assegnati ai documenti e i documenti stessi e l’assenza di numerosi allegati pur in presenza del numero di protocollo relativo. In altre parole, un vero e proprio tunnel senza uscita dove i genitori: una volta entrati, non riuscivano più a capire in che mani fossero.

Mi conforta leggere che la Commissione abbia intenzione di riavviare le verifiche a tutti gli enti autorizzati, di attivare i canali diplomatici per verificare la validità degli accordi bilaterali sottoscritti dalla precedente gestione, di liquidare i rimborsi delle spese sostenute dalle coppie adottive del 2011 e di istituire il fascicolo coppia digitale al quale potranno accedere le famiglie attraverso l’identità digitale in un’ottica di sempre maggior trasparenza dell’operato della Commissione.

Tuttavia, sarò vigile sull’operato della CAI per verificare che le buone intenzioni siano messe in atto. Con l’arrivo della Dott.ssa Laura Laera alla guida della Commissione Adozioni Internazionali è stato subito chiaro un netto cambio di rotta rispetto alla vecchia gestione.

Di certo, non si può semplicemente girare pagina e far finta di nulla, rispetto a quella che è stata la gestione di Silvia Della Monica. Qualcuno deve pagare per l’assurda gestione di un ente pubblico che, lo ricordo, è gestito dalla Presidenza del Consiglio. Se un cittadino sbaglia, anche se si pente, paga per le sue negligenze. Perché la presidente di un ente pubblico non dovrebbe rispondere dei suoi errori e del suo modus operandi anarchico?

Chi risponderà di questi anni di silenzio e di mala gestione? Chi darà le risposte negate alle coppie che hanno subito questo atteggiamento vergognoso da parte della Commissione per le Adozioni Internazionali nella gestione Della Monica?
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