Emanuele Scagliusi
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Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il decreto di riparto dei 150 milioni di euro previsti all’articolo 31 del Decreto Sostegni, convertito in legge nei giorni scorsi a Montecitorio. Le risorse del “Piano Estate 2021” sono finalizzate al potenziamento dell’offerta formativa extracurriculare, al recupero delle competenze di base, al consolidamento delle discipline, alla promozione di attività per il recupero della socialità, della proattività, della vita di gruppo delle studentesse e degli studenti anche nel periodo che intercorre tra la fine delle lezioni dell’anno scolastico 2020-2021 e l’inizio del prossimo.

Le risorse sono state distribuite in base al numero degli alunni frequentanti le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado. Nel Sudest barese giungono così ben 608.468,04 euro. Le istituzioni scolastiche ed educative statali dovranno provvedere entro il 31 dicembre alla realizzazione degli interventi o al completamento delle procedure di affidamento degli interventi anche tramite il coinvolgimento, secondo principi di trasparenza e nel rispetto della normativa, di enti del terzo settore e imprese sociali.

La cifra più cospicua va a Monopoli con 136.519,49 euro suddivisi tra Modugno-Galilei 19,9mila; Jones-Comes 22mila; Vito Intini 20,3; Bregante Volta 22mila; Luigi Russo 14,9mila; Galilei-M.Curie 20,9 e Vito Sante Longo 16,5mila euro.

A Conversano giungono 87.142,61 euro così divisi: Falcone 19mila; 2CD via Firenze 15,9mila; Carelli Forlani 14,2mila; San Benedetto 18,2mila e Simone Morea 19,8mila.

Per le scuole di Castellana lo stanziamento è pari a 79.290,33 euro: Tauro Viterbo 18,3mila; Angiulli De Bellis 16,9mila; Consoli Pinto 20,7mila e Luigi Dell’Erba 23,4mila.

Per Putignano 69.253,57 euro suddivisi tra Minzele Parini 23,5mila; De Gasperi Da Putignano 20,2mila e Majorana Laterza 25,6mila.

A Mola di Bari arrivano 57.091,41 euro: 16,9mila alla Montessori; 10,9mila a San Giuseppe; 16,3mila alla Da Vinci Majorana e 12,9mila alla Alerghini Tanzi.

Per Gioia del Colle la somma stanziata è di 49.337,52 euro: 20,7mila alla Caranò-Mazzini e 28,6mila alla Losapio Filippo Neri.

Alle scuole di Polignano a Mare giungono 47.920,56 euro di cui 15,9mila alla San Giovanni Bosco; 15,5mila alla Sarnelli De Donato Rodari e 16,5mila alla Domenico Modugno.

Per gli studenti di Noci vengono destinati 46.031,29 euro: Gallo Positano 14mila; Pascoli Cappuccini 17,3mila e Da Vinci Agherbino 14,7mila.

Infine, Turi ottiene 35.581,26 euro: 23,4mila per la Resta De Donato Giannini e 12,2 per Pertini Anelli.
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Un nuovo importante passo avanti per i percettori del Reddito di Cittadinanza. È stato, infatti, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto, predisposto dall'ex ministra Nunzia Catalfo (M5S), che consente loro di beneficiare in un'unica soluzione di 6 mensilità di Rdc per avviare un'attività lavorativa autonoma, d'impresa individuale o una società cooperativa.

Un provvedimento che ribadisce che il Reddito non è un semplice sussidio ma una politica attiva del lavoro e che assume un valore ancora più significativo nel momento storico che stiamo attraversando. Ad aprile, 1,2 milioni di famiglie hanno ricevuto il Reddito di Cittadinanza. Durante la pandemia, questo strumento ha assicurato una stabilità sociale essenziale in una società che possa dirsi civile. Senza tale misura di contrasto alla povertà, la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore.

Ora va completata la seconda parte del Reddito, quella delle politiche attive. Basta ritardi, le Regioni devono correre e assumere al più presto gli 11.600 nuovi operatori previsti dalla riforma da inserire nei Centri per l'Impiego. Attendiamo sempre che l’Amministrazione Vitto prenda esempio da altre Giunte più virtuose e metta all’opera i beneficiari del Reddito di Cittadinanza nelle mansioni utili alla comunità, come la cura dei giardini, la gestione in sicurezza in entrata e uscita da scuola dei bimbi, la pulizia delle aree pubbliche, la guardiania. Sono tantissimi gli esempi che la nostra consigliera comunale Maria La Ghezza (M5S) ha portato all’attenzione dell’Amministrazione Vitto: cosa aspetta a copiare?
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Nei giorni scorsi, a Montecitorio è stato approvato il DEF, il Documento di Economia e Finanza, che rappresenta il principale strumento di programmazione economica a disposizione del Governo. Il Documento riporta ed analizza i dati economici del 2020 e le proiezioni sul triennio 2021-2024. In particolare, si riportano gli effetti della pandemia e delle misure di rilancio varate durante l’anno su PIL, crescita e finanza pubblica.

La pandemia da Covid-19 ha continuato a condizionare l’andamento dell’economia italiana. Il 2020 si è chiuso con una caduta del PIL pari all’8,9%, in linea con le previsioni della NADEF. Nonostante un quadro pandemico peggiore delle previsioni, l’economia ha retto grazie soprattutto all’efficacia degli interventi di politica economica, pari a 108 miliardi nel 2020. Come conseguenza di ciò, l’indebitamento netto della Pubblica amministrazione (PA) è salito al 9,5% del PIL, dall’1,6% registrato nel 2019. Per quanto concerne il lavoro si è verificata una forte caduta dell’input, -11,0 per cento per le ore lavorate e -10,3% in termini di unità di lavoro armonizzate (ULA). 

Nel primo trimestre del 2021, il PIL è previsto in ulteriore calo per via del protrarsi delle misure restrittive che hanno inciso in maniera particolare sui servizi, mentre è probabile che nel primo trimestre il valore aggiunto dell’industria in senso stretto sia aumentato in termini congiunturali. Sull’inflazione, il cui indice armonizzato nel primo trimestre è risultato allo 0,7%, ci sono da segnalare le pressioni al rialzo emerse al livello dei prezzi alla produzione, non solo per via del recupero dei prezzi dell’energia ma anche per via di scarsità di componenti e materiali che si sono manifestate all’interno delle catene del valore globali.

Il Def 2021 si inserisce in un contesto sanitario ed economico eccezionale e riflette dunque sul bilancio pubblico sia il crollo senza precedenti del Pil che l’intervento pubblico a beneficio di famiglie, imprese e servizi fondamentali. Così si giustificano i numeri impressionanti del deficit pubblico e del debito pubblico, a cui nessuno era abituato.

Senza un intervento pubblico deciso l’economia sarebbe crollata a livelli insostenibili, con ricadute occupazionali e sociali incontrollabili. Siamo orgogliosi di aver stanziato in poco più di un anno oltre 180 miliardi di euro di interventi aggiuntivi tra ristori, sospensioni e cancellazioni fiscali, sostegni sui costi fissi delle imprese, sostegni ai lavoratori e alle famiglie, maggiori risorse per sanità e servizi pubblici.

L’esplosione del rapporto debito/Pil durante la pandemia non è una prerogativa italiana, ma è avvenuta ovunque in Europa e nel mondo. Quella iniziata nel 2020 è la seconda grande crisi in poco più di un decennio e deve farci guardare con occhio critico alle attuali regole europee sulla finanza pubblica, a partire dal Patto di Stabilità e Crescita. Per uscire più forte e più unita da questa pandemia l’Europa deve procedere a una riforma radicale del PSC, riservando alla BCE un ruolo centrale. Il ritorno alle vecchie regole non sarebbe sostenibile. Il Def 2021, dunque, è decisivo anche perché incorpora gli effetti macroeconomici del PNRR: 191 miliardi da impegnare entro il 2026 a cui si aggiungono i fondi del REACT EU (circa 13 miliardi) e altri 30 miliardi dal fondo complementare sugli investimenti che sarà finanziato dal governo italiano.

Nel Def trovano spazio anche i 40 miliardi di scostamento di bilancio da poco autorizzati dal Parlamento, che verranno utilizzati per finanziare il decreto Sostegni bis in procinto di emanazione da parte del Consiglio dei Ministri. La nostra priorità è che le imprese continuino a essere sostenute fino a che non riusciranno a sostenersi da sole sul mercato, sia quelle che dovranno rimanere chiuse che quelle che riapriranno. Non possiamo illuderci che con le riaperture l’emergenza economica in corso si risolverà da sola. Lo Stato deve continuare a fare la sua parte.
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Al via il servizio civile universale che, da quest’anno e sino al 2023, prevede oltre 1.000 giovani “evangelizzatori del digitale”. È stato pubblicato online, infatti, l’avviso che consentirà di dare concretezza al servizio civile digitale voluto dai ministeri per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale e quello per le Politiche giovanili, con scadenza 29 luglio.

Il compito di questi volontari sarà quello di favorire l’uso dei servizi pubblici online e, in generale, alimentare le competenze digitali della popolazione. Stando ai dati Desi, infatti, il 58% degli italiani tra i 16 e i 74 anni non possiede un livello di competenze digitali almeno di base: ciò consentirebbe di esercitare in pieno i diritti di cittadinanza, oramai (per fortuna) in gran parte lontani da uffici e scartoffie.

L’ottima iniziativa della sperimentazione del Servizio civile digitale, promossa dalla ministra Fabiana Dadone (M5S), è molto importante non solo per ridurre drasticamente il divario digitale presente nella nostra società ma soprattutto per investire sui giovani e formarli alle nuove competenze.

È fondamentale continuare a sostenere la transizione digitale del Paese con progetti come questo perché migliorare la conoscenza e l’utilizzo delle nuove tecnologie migliorerà il funzionamento dei servizi essenziali alla cittadinanza, snellirà e semplificherà i procedimenti della macchina amministrativa oltre a rendere più fruibile e effettivo l’esercizio dei diritti di cittadinanza attiva.

Per il 2021 sono stati stanziati, in via sperimentale, 6,4 milioni di euro ma, grazie ai 60 milioni di euro inseriti nel Pnrr (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) in una delle azioni del Piano operativo della Strategia nazionale per le competenze digitale e del programma NextGenerationEu Reskill and Upskill. “Ciò rappresenta una grande opportunità sia per le nuove generazioni che per il sistema-Paese al fine di operare un decisivo passo per far immergere completamente la nostra società nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
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Il personale marittimo è tra le categorie più a rischio infezione considerato che il tipo di lavoro svolto porta a viaggiare anche più volte, in un periodo limitato, su rotte internazionali. Nonostante ciò, sono i lavoratori che hanno minor accesso ai vaccini anti-Covid19.

In queste settimane abbiamo lavorato con i sindacati di categoria per risolvere al più presto le criticità, anche grazie alla collaborazione con il Dipartimento per la prevenzione che condivide con noi il ruolo strategico dei lavoratori del settore. Il Ministero della Salute ha assicurato che si stanno approntando tutte le condizioni perché si possa vaccinare il personale marittimo anche in punti vaccinali periferici riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale qualora siano impossibilitati a farlo nella regione di appartenenza

Le piattaforme che dovrebbero consentire la prenotazione, infatti, non sono disponibili per i marittimi che posseggono una piattaforma sanitaria dedicata, anche se dispongono di tutti i requisiti necessari per accedere al vaccino. Per questo motivo, siamo intervenuti per risolvere una situazione che rischia di aggravarsi con la prossima stagione estiva e abbiamo chiesto al ministero di rendere operativa l’interoperabilità delle piattaforme.

Si tratta di un risultato importante poiché il personale marittimo se non vaccinato rischia di non poter lavorare. La sicurezza di questi lavoratori deve essere una priorità per tutti noi, come lo è stato per altre categorie ad alto rischio di contagio.
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