Emanuele Scagliusi
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La mobilità degli italiani continua a cambiare e ad innovarsi. Anche negli ultimi mesi del 2021, il Parlamento ha lavorato per adeguare le normative alle nuove modalità di trasporto. Con il decreto MiMS, abbiamo introdotto corpose misure di modifica al Codice della Strada. Concediamo ai Sindaci una maggiore disponibilità di riserva di posti di sosta, mediante ordinanza comunale. In particolare, la riserva di posti, oltre che per i casi già previsti in precedenza – veicoli di polizia stradale, vigili del fuoco e servizi di soccorso, veicoli al servizio di persone con limitata o impedita capacità motoria, munite di contrassegno, e servizi di linea per lo stazionamento ai capilinea – potrà essere ordinata anche per nuove fattispecie di veicoli. Nasce così il ‘Codice Rosa’ al servizio di donne in stato di gravidanza o di genitori con un bambino di età non superiore ai 2 anni. Tra i veicoli con nuovi spazi dedicati anche quelli elettrici, stalli riservati al trasporto scolastico e per il carico/scarico delle merci in ore dedicate. Per i Comuni, inoltre, è previsto l’obbligo di pubblicare sul proprio sito internet, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione delle somme incassate nell’anno precedente e su come queste saranno utilizzate. Per favorire una maggiore inclusione alle persone con disabilità, per le auto dotate del relativo contrassegno sarà garantita la sosta sulle strisce blu, nel caso in cui i parcheggi dedicati siano occupati. I costi saranno coperti dalle multe a carico di chi occupa senza titolo parcheggi dedicati, che subiranno una decurtazione dei punti sulla patente, in aumento da due a sei. 


Le nuove regole interessano anche i monopattini per un uso più consapevole della mobilità sostenibile, ulteriore affermazione di una direzione precisa che dobbiamo intraprendere che ci porterà ad abbattere le emissioni climalteranti e a disegnare un nuovo volto delle nostre città: più vivibili, meno inquinate e godibili per tutti. Sui monopattini è stato pertanto ribadito il divieto di circolazione sui marciapiedi, di marcia contromano e con passeggero, l’obbligo del casco per i minori e l’età minima per l’uso pari a 14 anni, l’obbligo di giubbotto retroriflettente e luci anteriore e posteriore in condizioni di scarsa visibilità nonché confisca del mezzo truccato. Sono state previste, poi, due novità: una riguardante la riduzione del limite di velocità da 25 a 20 km/h, l’altra il divieto di parcheggio sui marciapiedi, salvo in aree individuate dai Comuni. Infine, a partire dal 1° luglio 2022, saranno obbligatori gli indicatori luminosi di svolta e il freno su entrambe le ruote; un adeguamento che per i monopattini in circolazione sarà obbligatorio entro il 1° gennaio 2024.


Il decreto porta con sé un piccolo passo verso la digitalizzazione. Chi è multato per guida senza documenti, infatti, non dovrà portarli alla Polizia se questi possono essere verificati subito online. Purtroppo evitare la multa, come avremmo voluto, non è stato possibile: questo perché non tutti i contesti territoriali, specie più piccoli, hanno la facoltà di verifiche rapide sui database e, pertanto, avere i documenti cartacei con sé resta ancora un obbligo ma, quantomeno, il percorso verso la digitalizzazione è tracciato. 


Le novità investono anche il PRA, il Pubblico Registro Automobilistico. Grazie ad un nostro emendamento, la notifica di sequestro di un veicolo dovrà essere iscritta obbligatoriamente al PRA. In questo modo chi acquista un’autovettura usata potrà verificare preventivamente lo stato del mezzo. Si tratta di uno strumento decisivo per garantire la massima tutela dei cittadini che affrontano una spesa importante come quella necessaria per comprare un’auto usata. Prima di questo intervento normativo, infatti, si rischiava di acquistare un veicolo sotto sequestro senza che l’acquirente ne sapesse nulla. In caso di incidente, inoltre, sarebbe stato impossibile ottenere il rimborso dall’assicurazione.


In Parlamento, infine, abbiamo dato il via libera al ‘Piano nazionale sicurezza stradale 2030’ che prende le mosse da numeri e statistiche di contesto, rielaborando i risultati degli anni precedenti, e finalizza il proprio target attraverso la definizione di impegni su diversi pilastri. Tra questi: la gestione delle informazioni e dei dati della sicurezza stradale, la riqualificazione delle Infrastrutture, la tutela delle categorie più deboli sino alla gestione post emergenza. Il 2030 rappresenta una tappa intermedia verso il più ambizioso obiettivo dell’anno 2050 dell’azzeramento delle vittime della strada, la cosiddetta Vision zero. L’Italia si pone come obiettivo generale il dimezzamento di numero di vittime della strada entro il 2030, rispetto al 2020: si parte dall’ultimo dato disponibile di 3019 vittime per avere come obiettivo 1.515 vittime nel 2030, attraverso l’approccio Safe System, inteso come riduzione delle situazioni di rischio sotto ogni profilo possibile. Sebbene si sia registrato un sensibile e generalizzato calo, rispetto al quale l’Italia si posiziona nella media percentuale di riduzione attorno al 55% (nel ventennio 2001-2019), l’obiettivo del dimezzamento dei decessi a livello europeo è stato un obiettivo non conseguito né nel 2010 né nel 2020. 


Occorre uno sforzo maggiore, corale, che parta non solo dal miglioramento della qualità della rete stradale, ma anche dalle politiche di riqualificazione dei veicoli, dalla cura e attenzione alla cosiddetta utenza debole, nonché dalle politiche di inasprimento verso le condotte pericolose dei guidatori, agendo dunque anche sul fattore “culturale”. Sulla scorta dei due precedenti Piani (2010 e 2020), i quali hanno scontato le conseguenze di un non adeguato livello di finanziamento o cofinanziamento degli interventi, nonché di una troppo complessa gestione documentale in sede di rendiconto, questo Piano sembra orientato ad una maggiore consapevolezza della necessità di favorire in maggior misura gli Enti locali. 


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Equiparazione delle pensioni dei vigili del fuoco a quelle di agenti e poliziotti, anticipo pensionistico per operai e ceramisti, incremento del Fondo per la non autosufficienza, sgravi contributivi al 100% per le imprese fino a 9 dipendenti che assumono giovani apprendisti. E ancora: finanziamento di un fondo per il sostegno al reddito, nei periodi di fermo, per chi è assunto con contratto part-time ciclico verticale e dell’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo anche nel 2023. 

 

Sono alcune delle misure fortemente volute dal MoVimento 5 Stelle ed inserite nella legge di Bilancio. E così, oltre a rifinanziare il Reddito di cittadinanza, con 1 miliardo di euro, e rafforzare i controlli contro frodi e abusi, siamo riusciti a dare una risposta concreta a tantissime categorie di lavoratori. Grazie al nostro lavoro in Parlamento, infatti, è stato completato il percorso che assicura ai vigili del fuoco trattamenti economici analoghi a quelli delle forze dell’ordine. Già nel 2019, con la prima legge di Bilancio del governo Conte II, eravamo riusciti a allineare gli stipendi dei pompieri a quelli dei poliziotti; ora chiudiamo il cerchio. Grazie a un nostro emendamento, adeguiamo anche le pensioni. Sempre in tema di pensioni, per la prima volta, consentiamo a edili e ceramisti, che svolgono un’attività fisicamente impegnativa, di lasciare il lavoro prima: a 63 anni di età e con 32 anni di contributi, non più 36. Lo chiediamo da anni, finalmente siamo riusciti a centrare l’obiettivo vincendo una battaglia di civiltà cominciata già nella scorsa legislatura e proseguita anche in questa grazie al nostro lavoro nel Governo Conte II e in Parlamento.

 

Per incentivare l’occupazione e sostenere le aziende, invece, sono stati pensati sgravi contributivi al 100% per 3 anni, dedicati alle imprese fino a 9 dipendenti che intendono assumere lavoratori con contratti di apprendistato di primo livello. Un aiuto in più che consentirà ai giovani di lavorare e conseguire un diploma o una qualifica professionale. Da ora e fino al 2026, ogni Comune potrà assumere 1 assistente sociale ogni 6.500 abitanti. In questo modo, tutti i gli enti locali italiani potranno tornare ad assumere assistenti sociali, in deroga ai vincoli e offrire servizi ai cittadini, più adeguati in tutto il territorio nazionale. Tra le novità, anche l’istituzione di un fondo da 60 milioni di euro (30 mln nel 2022 e altrettanti nel 2023) per finanziare, in futuro interventi dedicati ai lavoratori assunti con contratti di part-time ciclico verticale. 

 

Con questo emendamento gettiamo le premesse per riconoscere la Naspi, fino a un massimo di 13 settimane, a questa platea di lavoratori, nei periodi in cui non lavorano. In ultimo, ma non meno importante, siamo riusciti ad ottenere più risorse per il Fondo per la non autosufficienza, che è aumentato di 15 milioni di euro e per il Fondo dei lavoratori dello spettacolo, che nel 2023 potrà contare su 50 milioni di euro in più per l’indennità di discontinuità. È un segnale importante per questa platea di professionisti, particolarmente penalizzata dalla pandemia. 

 


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La Manovra economica ha confermato l’impegno sulle politiche inerenti la casa e la cura dell’ambiente anche per il 2022. Nel testo approvato definitivamente dal Parlamento, infatti, vi sono un insieme di agevolazioni che coniugano benessere e risparmio per i cittadini, ripartenza dell’economia e grande attenzione alla riduzione di sprechi ed emissioni inquinanti.

 

Innanzitutto, il Superbonus 110%. La Legge di Bilancio lo proroga fino a fine 2023 per gli edifici condominiali e fino a fine 2022 per le unifamiliari. Si tratta di una misura ideata e fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, simbolo della transizione ecologica che vogliamo. Siamo riusciti ad ottenere sia il rinnovo sia l’abolizione dei tetti Isee per le abitazioni unifamiliari principali e dei termini di comunicazione della Cila. L’unico accorgimento è che i lavori debbano arrivare al 30% entro il 30 giugno 2022.

 

Una novità è l’introduzione di un bonus al 75% per garantire una maggiore accessibilità negli edifici, con l’abbattimento delle barriere architettoniche: una detrazione in 5 anni per le spese sostenute nel 2022, con tetto a 50mila euro per le villette, 40mila ad appartamento per i piccoli condomini e 30mila per le abitazioni nei palazzi oltre le 8 unità immobiliari. Il bonus serve per installare ad esempio ascensori o montacarichi e comprende le spese di smaltimento dei vecchi impianti.

 

Con un emendamento abbiamo anche chiarito che i prezzari individuati ai fini degli interventi di riqualificazione energetica restano applicabili anche per tutti gli altri bonus edilizi: ovvero sismabonus, anche al 110%, bonus ristrutturazioni e bonus facciate. Quest’ultimo resta in vigore ma con la percentuale ridotta dal 90 al 60%. Lo abbiamo detto e dimostrato con dati e casi concreti: il Superbonus 110% porta enormi benefici a famiglie, imprese, lavoratori e ambiente. Qualcun però, pur di criticare la nostra misura, sostiene che lo Stato si indebiti troppo per finanziarla. Ma anche in questo caso sono le stime di prestigiosi enti di ricerca a spiegare come stanno davvero le cose. Il Superbonus, infatti è un efficace strumento di politica economica e al tempo stesso un investimento che rientra ampiamente. Lo Stato ne trae vantaggio non soltanto perché crea benessere, lavoro, riduzione dei gas serra e crescita economica. La nostra agevolazione produce anche benefici in termini di entrate fiscali, proprio in virtù delle risorse che mette in circolo creando benessere e lavoro.

 

Secondo le recenti stime del Cresme (Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia), l’investimento pubblico per riconoscere il Superbonus ai cittadini si ripaga ampiamente. Nel decennio 2021-2031, periodo di vigenza fiscale dell’agevolazione, per il sistema economico italiano nel suo complesso il saldo sarà positivo per una quota di quasi 4 miliardi di euro. È questo il bello dell’effetto Superbonus benefici per tutti e lo Stato ci guadagna.

 

Legato agli interventi di ristrutturazione c’è poi anche il cosiddetto “bonus mobili”: il testo iniziale della Manovra lo abbassava a 5.000, ma durante l’esame in Parlamento lo abbiamo portato a 10.000 euro. Prorogato fino al 2023 anche il “bonus idrico”, l’agevolazione per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio. Il credito d’imposta del 50% è finalizzato a razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il ricorso alle bottiglie di plastica.

 


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Parte la rivoluzione dell’Assegno Unico universale per i figli. È ora possibile fare domanda per ottenere l’agevolazione, fino al 28 febbraio, mentre dal 15 al 22 marzo avranno inizio le erogazioni. L’assegno sarà erogato a tutti dal settimo mese di gravidanza fino al ventunesimo anno di età, o ancora oltre nel caso di figli con disabilità. Andrà da una base minima di 50 euro a figlio, per i nuclei con ISEE a partire da 40.000 euro, a una massima di 175 euro, per gli ISEE fino a 15.000 euro, che riguardano metà delle famiglie italiane. A queste basi potranno aggiungersi maggiorazioni per il terzo figlio, per i nuclei con 4 o più figli, per i figli con disabilità, per le madri di età inferiore ai 21 anni e per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, al fine di incentivare anche l’occupazione femminile.  L’assegno unico universale avrà periodicità annuale, da marzo a febbraio. 

 

Si completa così il percorso di una misura di civiltà finanziata dal Governo Conte, fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle e che andrà a sostenere 7 milioni di famiglie e 11 milioni di figli. Ogni 12 mesi, a partire da gennaio, si dovrà presentare una domanda all’Inps tramite sito web, call center o grazie all’aiuto dei patronati. L’istituto di previdenza dovrebbe essere pronto già dai primi giorni di gennaio. L'assegno unico e universale è un traguardo importante, tassello fondamentale del progetto di riforma del welfare familiare lanciato dal MoVimento 5 Stelle.

 

Nelle prime 48 ore si sono registrate oltre 110mila richieste. Per il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si tratta di “un punto di partenza, non di arrivo” per contrastare l’inverno demografico che sta vivendo il nostro Paese, con sempre meno nascite.

 



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